I DATI DEL SONDAGGIO REALIZZATO DA SWG PER GILDA INSEGNANTI
Dal sondaggio realizzato da SWG per Gilda Insegnanti Il 54% è contrario all’Autonomia Differenziata, il 75% chiede ai sindacati di battersi per l’aumento dei salari, il 42% è contrario agli accorpamenti degli Istituti
01 Febbraio 2024
La maggior parte dei docenti italiani si ritiene contrario all’applicazione dell’Autonomia Differenziata nella Scuola e nell’Istruzione, precisamente si tratta del 54% che, soprattutto tra gli insegnanti di scuola secondaria e del centro-Sud Italia, si oppone al riconoscimento da parte dello Stato, dell’attribuzione a una regione a statuto ordinario di maggiore autonomia legislativa su alcune competenze. Sono i dati riportati dall’indagine condotta da SWG per Gilda Insegnanti tra il 30 novembre e il 5 dicembre, su un campione nazionale di 600 insegnanti italiani di scuola primaria (elementari), secondaria di primo grado (medie) e di secondo grado (superiori).
“Ci troviamo d’accordo con gli insegnanti, l’autonomia differenziata, come abbiamo sempre sostenuto, mina le basi di un Sistema Scuola inclusivo e rischia di disgregare il sistema nazionale con tanti sistemi educativi di istruzione e formazione, significherebbe cristallizzare le differenze invece che migliorare. Non solo, c’è anche un problema culturale, se accentuiamo le divisioni in un Paese che è già troppo diviso, rischiamo di creare un serio problema. Dunque faccio un appello agli insegnanti, ognuno di noi si senta impegnato in questa battaglia, non dimenticando che tutti abbiamo la possibilità di fare qualcosa”. E’ il commento di Rino Di Meglio, coordinatore nazionale Gilda Insegnanti.
Nella fattispecie del sondaggio, il 54% dei docenti, provenienti dal centro/Sud, si ritiene contrario. Solo il 35% si ritiene favorevole all’applicazione dell’Autonomia Differenziata e per lo più sono docenti del Nord Italia. Dati che riflettono anche un generale scetticismo nei confronti di un’autonomia scolastica che ha attribuito la Dirigenza ai Presidi e che rilevano piuttosto un parere favorevole, il 63%, ad una riforma che preveda l’idea di un Preside Elettivo, votato ogni 4 anni e nominato dai docenti della scuola.
Il report ha altresì evidenziato come il 55% del corpo docente sia favorevole all’ipotesi di un ‘Consiglio della Docenza’, eletto dal Collegio Docenti, che analogamente al Consiglio Superiore della Magistratura, vigili sul corretto utilizzo delle sanzioni disciplinari.
Per quanto riguarda invece la progressiva tendenza all’aziendalizzazione della scuola, il 73% non la condivide bensì si augura si possa invertire direzione.
Analisi sostenuta da Rino Di Meglio: “Se la scuola viene vissuta soltanto come azienda, allora diventa una specie di centro che deve soddisfare il cliente: gli studenti devono andare a casa contenti e se per caso qualcosa non va, la colpa è sempre dell’insegnante. Ovviamente, poi, incide anche la dimensione della considerazione sociale: se l’insegnante viene sottopagato e ha una retribuzione sempre più bassa anche la considerazione sociale diminuisce, perché nella società consumistica non basta più la funzione, ma la considerazione sociale dipende anche dal tenore di vita”.
Ed è a proposito di questo, dati alla mano, che tra l’aumento degli stipendi per tutti i docenti e l’aumento del Fondo dell’Istituzione Scolastica, il 75%, appartenente in particolar modo al Sud Italia, auspica che le OO.SS lavorino soprattutto per migliorare gli stipendi. Dati che trovano conferma anche nelle parole di Rino Di Meglio, per cui “Il discorso delle gabbie salariali è improponibile, la scuola è statale e non si possono discriminare le persone in base al luogo dove lavorano, inoltre, i contratti si firmano con i sindacati rappresentativi e per quel che ci riguarda non sottoscriveremo mai un contratto che differenzi per retribuzioni le aree geografiche. Bisogna invece pensare a intervenire sul costo della vita nelle aree metropolitane dove si concentra maggiormente la difficoltà a trovare insegnanti”.
"La nostra categoria si sta impoverendo, altro che retribuzioni europee! Spesso i governi ci promettono stipendi adeguati, hanno tante belle parole che sembrano dette col cuore, però rigorosamente, il portafogli sta dall'altra parte". Conclude Di Meglio.
Recentemente, infatti la Gilda Insegnanti ha ribadito il suo ‘no’ alla proposta di esponenti politici di differenziare le retribuzioni degli insegnanti in base al costo della vita e al potere d’acquisto della regione in cui si lavora, creando così un divario di stipendi tra Nord e Sud.
Mentre non sembra esserci un netto schieramento sull’ipotesi di istituire un organo di vigilanza, esterno alla Scuola, che valuti le sanzioni disciplinari degli insegnanti. Il 42% la ritiene una soluzione utile, a tutela della libertà dell’insegnamento e della trasparenza. Il 44% ha un parere contrario, secondo cui sarebbe un’ingerenza esterna che comprometterebbe l’autonomia dell’istituzione scolastica.
Infine, il report ha concentrato la sua analisi sui Collegi Docenti, sempre più numerosi a causa del progressivo accorpamento delle scuole. Il 34% del campione esaminato è contrario agli accorpamenti, perché compromettono l’efficacia decisionale e rallentano la presa di decisioni consensuali su questioni cruciali. “Il consenso dei docenti su questa tematica non mi stupisce – afferma Rino Di Meglio commentando i dati – la formazione delle cattedre dei docenti dei nuovi mega Istituti, soprattutto quelli distribuiti su molti Comuni, sarà fonte di tensioni e problemi. Si aggraverà inoltre – prosegue Di Meglio – il declino della capacità di programmazione didattica e di visione pedagogica dei collegi docenti, che sono diventate assemblee enormi, conferenze di servizio più che un collegio professionale. La scuola non può essere considerata come una fabbrica”.
NOTA METODOLOGICA
L’indagine quantitativa ha somministrato il questionario ad un campione estratto casualmente a partire da uno più ampio, stratificato di soggetti maggiorenni residenti in Italia, con quote per genere, fascia d’età e macro-area di residenza. I metodi utilizzati per l’individuazione delle unità finali sono di tipo casuale, come per i campioni probabilistici. I dati riferiti alle 600 interviste ad insegnanti, sono stati in seguito ponderati per genere, età, zona e tipologia di scuola secondo i più recenti dati forniti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (2023), al fine di garantirne la rappresentatività per gli stessi parametri rispetto alla popolazione di riferimento.