No alla sperimentazione del merito. Pisa, le ragioni di un insuccesso

Il Miur proroga i termini, ma non mutano i fattori di contesto

30 Dicembre 2010
ORDINAMENTI SCOLASTICI

Non decolla il progetto sperimentale di valutazione di scuole ed insegnanti introdotto dal ministro Gelmini, che il 18 novembre, data in cui ha annunciato il progetto, ha parlato di "giorno storico".

Da Torino e Pisa a Napoli e Siracusa, le quattro città coinvolte nella sperimentazione, dagli organi collegiali arriva un secco coro di no.

La resistenza diffusa alla sperimentazione ha costretto di recente il Miur con una nota del 20 dicembre a prorogare i termini di adesione al 7 febbraio 2011 ed ad allargare la sperimentazione della valutazione dei docenti alla provincia di Milano e della valutazione di scuola a Cagliari. Nella nota l´amministrazione si rende disponibile altresì attraverso i propri esperti, a presentare nelle scuole che ne faranno richiesta entro il 17 gennaio 2011, i contenuti dei due percorsi.

Le motivazioni che sono alla base dei no vanno dal rifiuto della commissione giudicatrice interna, alla mancanza di criteri univoci, dalla mancanza di tempo adeguato per avviare una sperimentazione seria alla esiguità e tagli delle risorse investite globalmente nel sistema istruzione.
Tali motivazioni non sembra possano tuttavia subire inversioni con l´allungamento dei termini o l´ampliamento della platea di scuole aderenti, se non mutano i fattori di contesto in cui la sperimentazione volontaria si inserisce.

Articolato è, ad esempio, un documento del Consiglio d´Istituto dell´Istituto Comprensivo Niccolini di San Giuliano Terme (Pisa), nel quale, con un invito agli altri Consigli di istituto a esprimere dissenso verso questa forma di valutazione ed ai Collegi Docenti a non partecipare alla sperimentazione, si legge che
"Porre una relazione di dipendenza tra il risultato degli studenti nei quiz e il salario docente potrebbe indurre a dedicare una buona parte delle ore di lezione all´allenamento ai quiz, a dispetto delle reali necessità degli studenti e delle classi, imponendo inoltre ritmi e tempi obbligatori",
e che
"Imporre una concorrenza tra scuole e tra insegnanti all´interno delle scuole svilisce il senso della scuola pubblica e il ruolo costituzionalmente definito di promozione delle pari opportunità formative per tutti: la penalizzazione economica delle scuole che risulterebbero più in difficoltà avrebbe come effetto l´ampliamento della forbice, le cui prime vittime sarebbero gli alunni"
e, ancora, che
"Nessuna "scientificità" è garantita da test uguali su tutto il territorio nazionale e nessun miglioramento della didattica può esistere a prescindere dal contesto in cui gli insegnanti si trovano ad operare".

Una premessa è d´obbligo, dichiara il coordinatore provinciale della Gilda di Pisa in una nota che spiega le ragioni dell´insuccesso della sperimentazione nelle propria provincia.

I docenti, che sono professionisti anche in tema di valutazione, sono preparati e disponibili a discutere nelle sedi istituzionali come introdurre elementi di valutazione anche nei loro confronti, che ne valorizzino la figura professionale e che contribuiscano, insieme a meccanismi di valutazione degli istituti e delle altre componenti (presidi, personale ata) al miglioramento dell´efficacia del sistema.

Ma non è quella proposta la valutazione che i docenti vogliono; non è accettabile il contesto in cui viene proposta, quello dei tagli, del blocco dei contratti, del mancato riconoscimento dell´esperienza; non è accettabile il metodo, quello della richiesta di adesioni frettolose e "al buio"; nel merito non è possibile entrare in quanto sconosciuto.

Tutti gli insegnanti sanno che prima di valutare bisogna dare, e assumersi la propria parte di responsabilità di eventuali insuccessi. Questo principio non sembra guidare il primo esperimento di valutazione degli insegnanti: non si è dato, ma si è tolto, con i tagli indiscriminati al personale, che hanno reso la scuola più povera e meno efficace; la sensazione è che la responsabilità degli insuccessi ricadrà interamente sugli insegnanti.

Lo stesso annuncio della sperimentazione della valutazione delle scuole e degli insegnanti, pochi giorni dopo l´emanazione di un codice disciplinare che spazza via, per il personale docente, quegli organi di garanzia che il legislatore aveva pensato per la tutela della libertà di insegnamento, e che mette nelle mani dei dirigenti scolastici un potere sproporzionato, assume un significato sospetto e pericoloso.

Preso atto di tutto ciò, l´unica apertura possibile, sostiene la Gilda degli Insegnanti di Pisa, per mettere ordine in una situazione caotica è stabilire regole certe ed uniformi per la valutazione. Ma le condizioni, per aprire un dialogo sono:
1. il ripristino degli scatti di anzianità
2. lo sblocco immediato della contrattazione
3. la reintroduzione degli organismi di garanzia nell´azione disciplinare
4. un´informazione completa e dettagliata e una consultazione su tutte le questioni riguardanti la valutazione, con disponibilità all´ascolto e a rimettere in discussione le proprie tesi al riguardo.

La strada non può che essere questa. Il nuovo anno vedrà la Gilda degli insegnanti impegnata ad aprire il dialogo nel paese e nelle sedi istituzionali.


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