Professione docente, il numero di maggio
Coronavirus. Cosa ha rivelato, cosa ha cambiato, cosa non deve cambiare, cosa deve cambiare
04 Maggio 2020
PROFESSIONE DOCENTE
In un battere di ciglia, è arrivata nel nostro mondo una tempesta. Un virus rapido e pericoloso è precipitato nelle nostre esistenze e dall’ oggi al domani in Italia, in Europa e nel mondo, la vita di tutti è vorticosamente cambiata. Molte sono state le metafore con cui è stata designata questa rivoluzione di salute pubblica, a noi piace definirla tempesta, nome di eventi arcaici che ci riporta a mitiche tempeste, da cui i protagonisti sono usciti cambiati. All’ improvviso, ci siamo trovati chiusi in casa, obbligati alle file davanti ai negozi, impediti nella libertà di movimento, scuole ed università chiuse, così come i negozi non essenziali: in sostanza sono stati sospesi diritti costituzionali, in nome del diritto alla salute. Il tutto attraverso misure emergenziali emanate dal Presidente del Consiglio, senza il ricorso al dibattito parlamentare, in nome di una normalità dell’eccezionalità, anche se diversi costituzionalisti hanno rilevato alcune pecche nelle procedure seguite.
Non è questa la sede per entrare nel merito della questione, molti sono stati gli interventi (qui indichiamo solo, Coronavirus, interventi normativi, Costituzione. 10 domande e risposte di Francesco Pallante, che i nostri attenti lettori conosceranno; ciò che ci preme, in questo numero che, pur cause, sarà dedicato in massima parte al coronavirus, non è entrare nella minuzia informativa che diventa spesso bulimia informativa divorando sé stessa, bensì cercare di estrapolare alcuni punti che possono guidarci nell’ analisi del momento e del futuro.
Primo punto: cosa ha rivelato
Il Covid 19 ha mostrato con tutta evidenza ciò che molti, da tempo, andavano ribadendo: l’autonomia, dalla Riforma del Titolo V in poi fino alla perseguita (ma non ottenuta) Autonomia differenziata, è un elemento negativo. Chi non ci aveva pensato- non la Gilda che dal 2001 ha sempre detto e scritto della dannosità di questa soluzione, per l’istruzione e per tutto il resto- ha avuto molta materia per ricredersi. Decisioni, che abbisognavano di consulti con i Presidenti di tutte le Regioni, andavano allegramente in direzioni diverse- con confusione dei cittadini- e tragicamente il problema della Sanità, lasciata alle Regioni, il quale ha rivelato carenze terribili da cui sono derivate morti in numero spaventoso per un paese “occidentale” tra il personale della Sanità. Carenze hanno visto la luce, ma anche risorse, come la risposta pronta e generosa del personale docente che si è impegnato al massimo per “inventare” ciò che non c’era- ma che bisognava fare in rispetto dell’articolo 34 della Costituzione, il diritto allo studio e per l’esercizio della funzione docente.
Ne parlano, Rino Di Meglio, ne IL Punto, Il Guazzabuglio della cogestione della scuola tra Stato e Regioni; Ester Trevisan, Punto e a capo. Ovvero come usare il pretesto dell’ emergenza per bypassare il confronto democratico con i docenti e il personale scolastico, con il quadro completo delle norme emanate, e Raffaella Soldà, La scuola, in solitudine come sempre, è andata avanti. Come sempre.
Secondo punto: cosa ha cambiato e cosa non deve cambiare. Prima di tutto il Covid 19 ha cambiato le nostre vite in tutti gli aspetti relazionali e sociali. Tra questi ci sono scuola e insegnamento, che si sono trasferiti improvvisamente on line.
Una necessità, lo ripetiamo, dettata dalla situazione di emergenza sanitaria, che è costata impegno e fatica a tutti e superlavoro per i docenti. Un cambiamento attuato in maniera irrituale- si fa per dire- dalla Ministra dell’ Istruzione, consegnando i pieni poteri ai Dirigenti, attraverso una Nota ministeriale, in cui si indicava agli insegnanti addirittura quali tecniche didattiche preferire. Un atto di imperio, contro la libertà d’ insegnamento (che significa libertà di scelta del metodo didattico, nella condizione strutturale obbligata) e scavalcando le rappresentanze dei docenti. Un atto di inutile imposizione che ha indotto i Dirigenti più “direttivi” a rendere ancora più complesso e gratuitamente gravoso l’ attività professionale dei docenti.
Non si devono cambiare né funzione storica della scuola, il vivo scambio tra docenti e discenti, come ci ricorda Adriano Prosperi, nell’ intervista, a cura di Fabrizio Reberschegg, Non dimentichiamo la lezione della storia: è stato attraverso la scuola pubblica che la nazione italiana è diventata realtà; né funzione costituzionale della scuola, come precisa Francesco Pallante, nell’ intervista a cura di Renza Bertuzzi, Libertà d’insegnamento e diritto/dovere d’istruzione: due “beni” costituzionali altrettanto rilevanti.
Non si devono cambiare le norme consolidate, né i poteri dei dirigenti, pronti ad appropriarsi di competenze che non spettano loro, come precisano Maura Canalis ed Enzo Novara, Gli insegnanti e la scuola al tempo del Coronavirus, e Gianluigi Dotti, Governare il caos della Dad (per tornare al cosmos).
Terzo punto: cosa deve cambiare - comportamenti e consapevolezze. Roberto Casati analizza come si possono cambiare quei comportamenti individuali e collettivi che è necessario modificare, Non devo farlo, ma mi tocco il volto; Fabrizio Reberschegg, con la prospettiva del futuro, Dopo la DaD, rilanciare l’ Associazione professionale dei docenti.
Quarto punto: cosa ha suscitato. Un confronto a due tra Adolfo Scotto Di Luzio, Parole sgradevoli sulla scuola, e Renza Bertuzzi, Per amore di verità: la parte non è il tutto: dibattito franco e aperto attorno ad alcuni casi durante l’ emergenza.
Quinto punto: conservare lo sguardo verso il passato di altre emergenze e di altre crisi. Stefano Battilana, Leggere Manzoni al tempo del Coronavirus, e Emilio Pasquini, intervistato da Ester Trevisan, ci parla di Dante, La scommessa di un’ emozione collettiva in questa odierna “selva oscura”.
Sesto Punto: i viaggi culturali e i… controlli al tempo del Coronavirus. Tour Virtuali, musei online in 3D, monumenti, cattedrali in Italia e nel mondo, Massimo Quintiliani e Il telefono fisso, cara rete via cavo! Fabrizio Tonello.
A tutt’ oggi nulla si sa del futuro imminente della scuola; mancano informazioni istituzionali e contatti con le rappresentanze dei docenti. Si vive alla giornata, leggendo interviste varie o ascoltando dirette Facebook della ministra Azzolina. Quando si saprà qualcosa di più sicuro, occorrerà non farsi trovare impreparati, tenendo ben presente alcuni punti nodali; occorrerà vigilare e controllare che la scuola non perda il suo carattere istituzionale e dovranno essere attenti e vigili soprattutto i docenti, a cui la Costituzione ha affidato un mandato alto e civile-
Questo numero di servizio ha l’ ambizione di portare un aiuto e un sostegno in questo compito.
Renza Bertuzzi
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