Quale impegno per il futuro?
Editoriale del coordinatore nazionale Rino Di Meglio (da Professione Docente Gennaio 2009)
02 Gennaio 2009
AREA STAMPA
In uno scenario molto pesante, crediamo che lo spirito del 30 ottobre vada ricostruito e in questo senso andrà il compito politico prioritario della nostra organizzazione. L´unità di intenti è l´unica possibilità per invertire la deriva: l´esperienza recente ha infatti mostrato il fallimento delle iniziative solitarie, anche di quelle indette da grandi organizzazioni.
Scenario politico
L´anno nuovo si apre per la Scuola italiana con lo scenario più pesante che si sia mai visto dal dopoguerra ad oggi. Un governo molto forte nel Parlamento, con un´opposizione debole e in forte difficoltà, ha infatti avviato una politica di pesantissimi tagli di personale, del tutto incurante delle proteste dei sindacati che, anzi, sono divisi ormai da mesi: è infatti sotto gli occhi di tutti la guerra che contrappone la CGIL a CISL e UIL.
I grandi sindacati che, nell´ultimo trentennio hanno basato il loro potere sulla politica "concertativa", si trovano oggi ad essere ostaggi dei meccanismi da loro stessi costruiti: il Governo, soltanto minacciando di chiudere i rubinetti a patronati e caaf, di tagliare i distacchi sindacali, li pone nella drammatica situazione di rischiare lo smantellamento delle mega strutture su cui si reggono.
Lo sciopero, classico strumento di lotta sindacale, soprattutto nel pubblico impiego, è ormai un arma spuntata, grazie alle fortissime limitazioni introdotte negli anni 90 per volontà di CGIL,CISL e UIL che vollero le apposite leggi costruite per limitare la forza dei sindacati autonomi, con la cosiddetta regolamentazione che, di fatto, vieta scioperi negli scrutini e limita il diritto a pochi giorni di sciopero, ben distanziati tra loro, nel corso dell´anno scolastico.
Il Governo sta quindi procedendo, senza grossi ostacoli, ad un brutale ridimensionamento del ruolo del sindacato e della contrattazione nel pubblico impiego.
Peraltro anche le pressioni che in passato, sindacati ed associazioni, potevano esercitare sui singoli parlamentari, sono diventate più difficili: ci rapportiamo infatti con un sistema elettorale che non consente più al cittadino di scegliere il parlamentare, ma soltanto tra un partito e l´altro.
In questo pesantissimo scenario la gloriosa giornata di protesta del 30 ottobre, fortemente voluta dalla Gilda, è riuscita, quasi per miracolo, a fermare la storia per un giorno e ad unire tutti nella più grande manifestazione di protesta che i nostri occhi di insegnanti avessero mai potuto vedere.
Cosa è successo dopo lo sciopero del 30 ottobre
In una situazione normale il Governo, il giorno dopo avrebbe ricevuto i sindacati, prendendo atto del grande dissenso, avrebbe aperto una trattativa, ricercando una mediazione. In questo caso, invece, nulla. Silenzio per oltre un mese, soprattutto da parte del Ministro dell´Istruzione. Finalmente, l´11 di dicembre, il Governo ha deciso, con un incontro a Palazzo Chigi, presieduto dall´on. Letta, di prendere atto della protesta e di comunicare unilateralmente (è bene precisare che i sindacati non hanno firmato alcun accordo), la volontà del Governo di modificare i regolamenti applicativi, rendendone meno pesante l´impatto sulla scuola.
E´ opportuno sinteticamente rammentarne il contenuto, in raffronto con le decisione già enunciate nello Schema di piano programmatico del Ministero dell´Istruzione, dell´Università e della Ricerca di concerto con il Ministro dell´Economia e delle Finanze di cui all´art. 64 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133:
• Scuola dell´infanzia: viene preservato il doppio docente (era previsto di istituire una parte delle sezioni con maestra unica);
• Scuola primaria: il maestro unico diventa una delle 4 opzioni ed il tempo pieno resta così come è (era previsto l´obbligo del maestro unico a 24 ore);
• Scuola media: viene ripristinata un´ora settimanale (era prevista una riduzione a 29 ore);
• Viene congelato l´aumento del numero massimo di alunni per classe;
• Viene mantenuto il sostegno con un docente ogni due alunni disabili;
• Viene rinviata di un anno l´attuazione della riforma nelle superiori.
Non si tratta certamente di cantare vittoria, ma sono pur sempre dei risultati.
I primi regolamenti sono stati già approvati dal Governo, senza neppure un´informazione preventiva ai sindacati, e vedono confermato un quadro che colpisce pesantemente la scuola primaria, dove vengono preservate solo le classi a tempo pieno, mentre viene eliminata l´organizzazione a modulo e la compresenza e viene quindi disconfermata quella parte dell´accordo.
Un colpo durissimo, per un segmento di scuola che vantava ottimi risultati, una scuola che viene privata delle poche risorse che aveva per far fronte alla prima alfabetizzazione degli stranieri ed al recupero dei casi più difficili.
Valutazioni ed impegni
Certo, in questo avvio di un nuovo anno, avremmo voluto dire, alla Scuola e agli insegnanti, altre parole, parole che descrivessero non miracoli, ma almeno l´inizio di un´inversione di tendenza. Ci sarebbe piaciuto segnalare che il lungo e nefasto progetto di disinvestire sulla Scuola e sull´istruzione stava terminando e che la Politica (di entrambi gli schieramenti) aveva finalmente compreso l´enorme errore, compiuto da tutti i governi passati, di considerare l´istruzione di un Paese uno spreco e non una risorsa. Purtroppo, non è così, la tendenza continua, né ci si può realisticamente attendere da questa crisi nazionale della Politica un sussulto positivo a breve termine. E´ tutto perduto, dunque? Certamente, no. Conoscere una situazione nella sua dura e brutale realtà può solo servire da sprone, e non da avvilimento, per tutti. Se la politica sembra ormai sopravvivere per se stessa e non per rispondere al primo compito per cui è nata e cioè avere a cuore l´interesse generale, è necessario che noi cittadini diventiamo protagonisti, giorno per giorno, di un cambiamento civile nella nostre vite, nei nostri comportamenti, nelle nostre professioni. In una situazione così difficile crediamo necessario richiamare tutti i colleghi alla esigenza della consapevolezza individuale del ruolo di cittadini-docenti: solo l´impegno di ciascuno potrà creare le condizioni per ricostruire una speranza per la categoria e per la Scuola pubblica Statale.
Quale impegno, infine, per il futuro, singolo e collettivo? Lo spirito del 30 ottobre va ricostruito e in questo senso andrà il compito politico prioritario della nostra organizzazione; l´unità di intenti è l´unica possibilità per invertire la deriva; l´esperienza recente ha infatti mostrato il fallimento delle iniziative solitarie, anche di quelle indette da grandi organizzazioni.
Se riusciremo a coniugare la ripresa dell´orgoglio del nostro ruolo istituzionale, con l´assunzione di responsabilità delle nostre scelte, e con la volontà di ritrovarsi insieme e indipendenti dai giochi della politica e nell´esclusivo interesse della qualità della Scuola, avremo dato inizio ad una vera ed efficace inversione di tendenza.
Rino Di Meglio
(Da Professione Docente - gennaio 2009)
Scenario politico
L´anno nuovo si apre per la Scuola italiana con lo scenario più pesante che si sia mai visto dal dopoguerra ad oggi. Un governo molto forte nel Parlamento, con un´opposizione debole e in forte difficoltà, ha infatti avviato una politica di pesantissimi tagli di personale, del tutto incurante delle proteste dei sindacati che, anzi, sono divisi ormai da mesi: è infatti sotto gli occhi di tutti la guerra che contrappone la CGIL a CISL e UIL.
I grandi sindacati che, nell´ultimo trentennio hanno basato il loro potere sulla politica "concertativa", si trovano oggi ad essere ostaggi dei meccanismi da loro stessi costruiti: il Governo, soltanto minacciando di chiudere i rubinetti a patronati e caaf, di tagliare i distacchi sindacali, li pone nella drammatica situazione di rischiare lo smantellamento delle mega strutture su cui si reggono.
Lo sciopero, classico strumento di lotta sindacale, soprattutto nel pubblico impiego, è ormai un arma spuntata, grazie alle fortissime limitazioni introdotte negli anni 90 per volontà di CGIL,CISL e UIL che vollero le apposite leggi costruite per limitare la forza dei sindacati autonomi, con la cosiddetta regolamentazione che, di fatto, vieta scioperi negli scrutini e limita il diritto a pochi giorni di sciopero, ben distanziati tra loro, nel corso dell´anno scolastico.
Il Governo sta quindi procedendo, senza grossi ostacoli, ad un brutale ridimensionamento del ruolo del sindacato e della contrattazione nel pubblico impiego.
Peraltro anche le pressioni che in passato, sindacati ed associazioni, potevano esercitare sui singoli parlamentari, sono diventate più difficili: ci rapportiamo infatti con un sistema elettorale che non consente più al cittadino di scegliere il parlamentare, ma soltanto tra un partito e l´altro.
In questo pesantissimo scenario la gloriosa giornata di protesta del 30 ottobre, fortemente voluta dalla Gilda, è riuscita, quasi per miracolo, a fermare la storia per un giorno e ad unire tutti nella più grande manifestazione di protesta che i nostri occhi di insegnanti avessero mai potuto vedere.
Cosa è successo dopo lo sciopero del 30 ottobre
In una situazione normale il Governo, il giorno dopo avrebbe ricevuto i sindacati, prendendo atto del grande dissenso, avrebbe aperto una trattativa, ricercando una mediazione. In questo caso, invece, nulla. Silenzio per oltre un mese, soprattutto da parte del Ministro dell´Istruzione. Finalmente, l´11 di dicembre, il Governo ha deciso, con un incontro a Palazzo Chigi, presieduto dall´on. Letta, di prendere atto della protesta e di comunicare unilateralmente (è bene precisare che i sindacati non hanno firmato alcun accordo), la volontà del Governo di modificare i regolamenti applicativi, rendendone meno pesante l´impatto sulla scuola.
E´ opportuno sinteticamente rammentarne il contenuto, in raffronto con le decisione già enunciate nello Schema di piano programmatico del Ministero dell´Istruzione, dell´Università e della Ricerca di concerto con il Ministro dell´Economia e delle Finanze di cui all´art. 64 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133:
• Scuola dell´infanzia: viene preservato il doppio docente (era previsto di istituire una parte delle sezioni con maestra unica);
• Scuola primaria: il maestro unico diventa una delle 4 opzioni ed il tempo pieno resta così come è (era previsto l´obbligo del maestro unico a 24 ore);
• Scuola media: viene ripristinata un´ora settimanale (era prevista una riduzione a 29 ore);
• Viene congelato l´aumento del numero massimo di alunni per classe;
• Viene mantenuto il sostegno con un docente ogni due alunni disabili;
• Viene rinviata di un anno l´attuazione della riforma nelle superiori.
Non si tratta certamente di cantare vittoria, ma sono pur sempre dei risultati.
I primi regolamenti sono stati già approvati dal Governo, senza neppure un´informazione preventiva ai sindacati, e vedono confermato un quadro che colpisce pesantemente la scuola primaria, dove vengono preservate solo le classi a tempo pieno, mentre viene eliminata l´organizzazione a modulo e la compresenza e viene quindi disconfermata quella parte dell´accordo.
Un colpo durissimo, per un segmento di scuola che vantava ottimi risultati, una scuola che viene privata delle poche risorse che aveva per far fronte alla prima alfabetizzazione degli stranieri ed al recupero dei casi più difficili.
Valutazioni ed impegni
Certo, in questo avvio di un nuovo anno, avremmo voluto dire, alla Scuola e agli insegnanti, altre parole, parole che descrivessero non miracoli, ma almeno l´inizio di un´inversione di tendenza. Ci sarebbe piaciuto segnalare che il lungo e nefasto progetto di disinvestire sulla Scuola e sull´istruzione stava terminando e che la Politica (di entrambi gli schieramenti) aveva finalmente compreso l´enorme errore, compiuto da tutti i governi passati, di considerare l´istruzione di un Paese uno spreco e non una risorsa. Purtroppo, non è così, la tendenza continua, né ci si può realisticamente attendere da questa crisi nazionale della Politica un sussulto positivo a breve termine. E´ tutto perduto, dunque? Certamente, no. Conoscere una situazione nella sua dura e brutale realtà può solo servire da sprone, e non da avvilimento, per tutti. Se la politica sembra ormai sopravvivere per se stessa e non per rispondere al primo compito per cui è nata e cioè avere a cuore l´interesse generale, è necessario che noi cittadini diventiamo protagonisti, giorno per giorno, di un cambiamento civile nella nostre vite, nei nostri comportamenti, nelle nostre professioni. In una situazione così difficile crediamo necessario richiamare tutti i colleghi alla esigenza della consapevolezza individuale del ruolo di cittadini-docenti: solo l´impegno di ciascuno potrà creare le condizioni per ricostruire una speranza per la categoria e per la Scuola pubblica Statale.
Quale impegno, infine, per il futuro, singolo e collettivo? Lo spirito del 30 ottobre va ricostruito e in questo senso andrà il compito politico prioritario della nostra organizzazione; l´unità di intenti è l´unica possibilità per invertire la deriva; l´esperienza recente ha infatti mostrato il fallimento delle iniziative solitarie, anche di quelle indette da grandi organizzazioni.
Se riusciremo a coniugare la ripresa dell´orgoglio del nostro ruolo istituzionale, con l´assunzione di responsabilità delle nostre scelte, e con la volontà di ritrovarsi insieme e indipendenti dai giochi della politica e nell´esclusivo interesse della qualità della Scuola, avremo dato inizio ad una vera ed efficace inversione di tendenza.
Rino Di Meglio
(Da Professione Docente - gennaio 2009)